30/09/2004 Texte

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Basbous, Clima anti-siriano favorelo per resuscitare democrazia

Parigi, 30 set. - (Aki) - ''Resuscitare la democrazia'' in Libano è possibile. Soprattutto in questa fase cruciale che vede Damasco, il ''piromane che a Beirut gioca a fare il pompiere'', perdere consensi sia a livello internazionale che nel paese dei cedri. E' quanto sostiene l'analista libanese Antoine Basbous, direttore dell'Osservatorio dei Paesi Arabi (OPA) di Parigi. In un colloquio con AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL, l'esperto sottolinea come sia necessario ''approfittare'' di questo momento di transizione, caratterizzato da forti prese di posizione anti-siriane in diverse parti del mondo - dal Libano all'Europa, dagli Usa ai paesi arabi - per ''dare il colpo di grazia'' al regime di Damasco.

Decisivo, in questo senso, potrebbe risultare il rapporto che verrà pubblicato nelle prossime ore dal segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan - una sorta di 'bilancio' dei progressi compiuti da Beirut nell'attuare la risoluzione 1559 dell'Onu, approvata lo scorso 2 settembre, in cui si chiede, tra l'altro, il ritiro totale delle truppe straniere dal Libano e il disarmo delle milizie del paese. ''Credo - spiega Basbous, invitando tuttavia alla cautela visto che 'i dettagli del rapporto non sono ancora noti' - che si voglia mantenere la linea dura nei confronti della Siria'', un paese il cui declino, sia politico che economico, ''è irreversibile''.

Persino il mondo arabo, fa notare lo studioso, ''ha da tempo voltato le spalle a Damasco'' e la situazione per il regime siriano è altrettanto critica ''sia a livello locale che internazionale''. A Beirut il fronte pro-siriano - capeggiato dal presidente Emile Lahoud, che proprio il 3 settembre è riuscito a prolungare di tre anni il suo mandato grazie all'approvazione di un controverso emendamento costituzionale - ''sta perdendo terreno'', sottolinea Basbous. ''La gente - precisa l'esperto - è contraria a questo governo, ma non può fare nulla per opporsi visto che il Libano, ormai, è diventato uno Stato di non diritto''.

Lo stesso premier Rafik Hariri, il principale rivale di Lahoud, ''ha più volte rischiato il carcere'' negli ultimi anni e questo, secondo Basbous, spiega perchè si trovi a Parigi in questo momento a ''perorare la causa filo-siriana''. ''Non ha altra scelta - commenta lo studioso - a Beirut si arriva a uccidere gli oppositori di Damasco''. Ecco perchè è ''assolutamente necessario'' un maggiore e più severo coinvolgimento delle Nazioni Unite e di tutta la comunità internazionale nella questione libanese. ''La priorità, ora - afferma il direttore dell'OPA - dev'essere quella di stilare una tabella di marcia il più possibile dettagliata, che permetta un ritiro definitivo non solo delle truppe, ma anche dei reparti d'intelligence siriani dal Libano''.

Per Basbous, infatti, la recente ''riorganizzazione'' del dispositivo militare di Damasco - che ha visto un ritiro parziale delle truppe siriane, con circa 3mila soldati che hanno lasciato il paese - non è stata altro che una ''operazione di facciata''. ''Il vero nodo da risolvere - fa notare l'esperto - è quello dei muhkabarat, i servizi segreti siriani, che in Libano dispongono di centinaia di uffici e di migliaia di agenti in borghese e che, di fatto, governano il paese''.

Ma c'è anche un'altra questione urgente da risolvere, quella degli Hezbollah, il partito di Dio libanese, che per Basbous deve diventare ''una formazione politica a tutti gli effetti'' uscendo dalla sfera di influenza siriana. A questo scopo, è necessario che la comunità internazionale ''cominci a finanziare le forze armate libanesi'' e che segua ''passo per passo, a distanza ravvicinata'', il ritiro siriano dal paese. ''Solo così - avverte Basbous - il Libano può tornare ad essere il 'ponte storico' tra Occidente e mondo arabo. La democrazia - conclude l'esperto - è già radicata nel popolo libanese. Basterebbe resuscitarla''.

OBSERVATOIRE DES PAYS ARABES
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