14/01/2011 Texte

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MAROCCO : RIVOLTA MAGHREB, MONARCHIA VALVOLA SICUREZZA

PER ORA NO CONTAGIO MA DIETRO FACCIATA PUO' COVARE MALCONTENTO PARIGI (ANSA) - PARIGI, 9 GEN - Nelle vicine Algeria e Tunisia centinaia di giovani scendono in strada contro il potere, ma l'effetto domino non arriva per ora in Marocco. Perché Mohammed VI è un re. Il suo trono non vacilla come le poltrone dei suoi vicini che, ormai vecchi e malati, ricorrono a modifiche della costituzione pur di restare in sella. Mohammed VI "gode di una legittimità che Ben Ali e Bouteflika non hanno, non si sente in pericolo e questo gli permette di lasciare più spazio all'opinione pubblica di esprimersi", dice all'ANSA il direttore dell'Osservatorio del mondo arabo Antoine Basbous. "Il paese respira sul piano economico, c'é più speranza di libertà, i giovani hanno maggiore fiducia nel futuro, in Marocco vengono riconosciuti i talenti, la borghesia cresce, e poi i giovani approfittano di una vita sociale che manca negli altri paesi del Maghreb, hanno più cinema, caffé, strutture sportive". Anche se, ricorda, periodicamente i disoccupati- numerosi anche in Marocco- manifestano davanti al parlamento di Rabat, indisturbati. Fa parte della routine. Molti di loro, come in Tunisia, sono laureati, "vedono il mondo che avanza e si sentono frustrati", come sottolinea lo storico Benjamin Stora. Anche il titolo di Commandeur des croyants (comandante dei credenti) - contestato dal partito islamista ma sostenuto dal "mahzen" (l'alta amministrazione) e dalla popolazione rurale - mette al riparo il sovrano da attacchi diretti al Palazzo. Il re, dice all'ANSA lo scrittore di origine marocchina Tahar Ben Jelloun, "si occupa dei poveri, oggi la situazione è molto più respirabile di quando sul trono c'era Hassan II". In oltre dieci anni il giovane re ha modificato la Mudawana, il codice della famiglia islamico, a favore della donna, ha creato una commissione per far luce sugli anni di piombo, in cui centinaia di migliaia di marocchini ostili al padre Hassan II marcivano in sordide carceri disperse nel deserto. La pillola del giorno dopo é permessa, la decentralizzazione è in atto "per creare poli di competitività su tutto il territorio", come osserva su Jeune Afrique l'universitario Ahmed Bouachik. In Marocco quindi per ora non si teme una "guerra del pane". Ma la società marocchina, che "tradizionalmente è conservatrice, manca di senso critico e si sottomette passivamente alle norme" secondo Ibtisham Lashgar, cofondatrice del Movimento alternativo per le libertà individuali (Mali) che promuove tra l'altro l'aborto e la libertà di essere gay, sta cambiando. E proprio a causa dei giovani, molti dei quali si dicono delusi dal re. Vedono l'altra faccia della medaglia. Vedono la corruzione che non risparmia il palazzo reale, come si legge sui documenti di Wikileaks pubblicati da Le Monde la cui vendita è stata sospesa nel regno. Constatano la repressione della stampa, l'incarcerazione di giornalisti, la chiusura di giornali indipendenti comunque asfissiati da tagli pubblicitari di organismi come la Royal air Maroc vicini al potere. Per non parlare delle famose "linee rosse", articolo 41 del Codice della stampa approvato nel 2003: vietato offendere il re e la famiglia reale, la religione islamica, la monarchia, l'integrità territoriale. "Una trappola mortale creata dalla monarchia, con la scusa di promuovere un avanzamento in campo giuridico, per chiunque voglia tentare di fare un giornalismo obiettivo e senza compromessi", sostiene tra gli altri Aboubakr Jamal, editorialista e fondatore di Le Journal nato dalle ceneri di altri giornali che ha dovuto chiudere su ordine del Palazzo. Antonella Tarquini

OBSERVATOIRE DES PAYS ARABES
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